Le rocce a strapiombo che dominano la scenografica “Gola del Diavolo”, profonda forra che il fiume Mingardo ha scavato nella sua corsa al mare, sono la strategica posizione in cui sorge Sanseverino, semplicemente uno degli insediamenti altomedievali più belli di tutto il Cilento.
Questo luogo diede nome alla famiglia Sanseverino, la prima delle Sette Case del Regno di Napoli: erano loro infatti i potentissimi Baroni del Cilento.
La zona, importantissima fin dall’epoca antica perché via fluviale tra i porti della costa e l’entroterra, divenne nell’Alto Medioevo una fortificazione inattaccabile: chiusa per due lati dalle rocce su cui sorge, ha sul terzo lato una cortina di abitazioni, a mo’ di muraglia con funzione di prima linea di difesa in caso di attacco e perciò detta “Lo Muro”.
Fondato in epoca longobarda, intorno al VII secolo, visse il suo momento di maggior splendore tra il X e l’XI secolo: insieme al vicino Castelluccio, era infatti uno dei manieri meglio fortificati, a protezione dell’importantissima via fluviale del Mingardo, cruciale collegamento tra costa, entroterra e valle del fiume Bussento.
Qui trovò la morte Guido, “Luce di tutti i Longobardi” nelle parole di Paolo Diacono, vittima del nuovo dominio normanno. Poi in epoca sveva divenne Castrum (castello fortificato) per volere di Federico II, fu teatro di guerra e linea di fronte durante le Guerre del Vespro, quando nella battaglia tra Angioini ed Aragonesi entrò nei domini di questi ultimi.
In epoca spagnola, patì gli effetti della peste del 1656, poi nel Settecento l’abbandono della Chiesa, poi un progressivo spopolamento culminato nel XX secolo con lo spostamento a valle del paese nuovo dopo la costruzione della ferrovia: ecco perché definirlo “solo” medievale è riduttivo.
Il suo indiscusso fascino e la sua maestosa bellezza, perfettamente fusa nello spettacolare paesaggio delle gole del fiume, si scrivono negli occhi di chiunque lo guarda.
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