Quando si ha voglia di lasciarsi davvero sorprendere dal Cilento, è il momento di scoprire Laurito. La passeggiata alla portata di tutti regala un’esperienza unica in un contesto dove arte, bellezza e paesaggio sono fuse alla perfezione.
Il contesto naturalistico in cui sorge merita da solo una visita. Circa 500 mt sul livello del mare, tra il verde dei castagni e degli ulivi e un panorama semplicemente mozzafiato: tutta la valle del fiume Mingardo, la sagoma intera del Monte Bulgheria come una sorta di Ayers Rock del Cilento, il mare di Palinuro da un lato, il mare del Golfo di Policastro dall’altro.
Un luogo così perfetto non poteva che attrarre chi aveva bisogno di rifugio e protezione: nell’Alto Medioevo i monaci basiliani, in fuga dalle persecuzioni iconoclaste, trovarono riparo tra questi boschi ben conosciuti anche in epoche precedenti.
Pensarono perciò di creare qui un agglomerato monastico, precursore del modello cenobitico, riunendosi in laurae: nomen omen, ed ecco il nome Laurito.
Basterebbe questo, ma c’è molto altro.
C’è l’architettura più tipica del Cilento: case in pietra, palazzi signorili dai bellissimi portali, vicoli tenuti stretti da archi a tutto sesto e a sesto acuto, splendidi edifici religiosi, in numero tale da lasciare stupefatti.
È infatti un Comune di nemmeno 750 abitanti. Ma nemmeno questo è tutto.
Il tesoro più grande di Laurito è la Chiesa di San Filippo d’Agira: una commistione unica di stili rendono questo luogo un tesoro. Le volte a crociera di impianto gotico presentano nella parte superiore una serie di affreschi raffiguranti i Dodici Apostoli su fondo blu tipico dell’iconografia bizantina. La base su cui poggiano si rifà alla Partenza di San Giorgio dipinta a Verona dal Pisanello. La Flagellazione, invece, riporta alle Storie di San Giovanni Battista che Lorenzo e Jacopo Salimbeni dipinsero a Urbino. Nella parte superiore, un fondo a ramages vede la Madonna del Latte, di impressionante somiglianza con la Madonna con Bambino e Rubino Galeota del Duomo di Napoli.
Il ciclo continua con episodi della vita di Cristo, con un’altra rarità: uno di questi, le levatrici che lavano il Bambino, è tratto dai Vangeli apocrifi.
Impossibile non notare come questo piccolo borgo, nel 1400, abbia visto composite maestranze mixare stili e influenze - l’impianto bizantino, il gotico cortese fino al gusto in voga nel panorama artistico italiano del Quattrocento - e dare vita a un unicum.
La complessità delle matrici culturali di diversa e cronologicamente lontana provenienza, segno di grande e viva cultura, è l’elemento più spettacolare di questo luogo splendido, un autentico scrigno che ogni amante del bello dovrebbe vedere almeno una volta.
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