Di cenobi e badie: Centola
I pittoreschi vicoli del centro storico di Centola sono un tesoro tanto nascosto quanto facilmente fruibile. Scenario perfetto per chi ama il phototrekking, questo borgo ha origine altomedievale.
Storia e leggenda si mischiano a proposito della sua fondazione, successiva alla distruzione di Molpa da parte del generale bizantino Belisario durante la guerra greco-gotica, nel 547 d.C..
I supersiti, cento secondo la leggenda, si rifugiarono sulle colline dove eressero un insediamento detto, dal loro numero, “Centula”.
Qui sorse un cenobio intitolato a Santa Maria, a lungo centro ascetico e culturale tra i più importanti del Cilento. Fondata dai Bizantini, Centola passò dopo soli undici anni sotto il dominio longobardo, poi normanno, svevo, angioino, aragonese, spagnolo: questa storia è scritta tra le pietre dei suoi vicoli, con la torre campanaria dell'893, il Convento dei Cappuccini del 1619, razziato dalle truppe di Napoleone, e la Chiesa di San Nicola di Mira, santo che fin dal nome marca il legame stretto che questo territorio ha con l’Oriente.
Dell’eredità basiliana, che ha visto professare il rito greco a Centola fino agli inizi del 1600, oggi sopravvive la Torre campanaria della demolita Chiesa del Rosario. Notevoli poi, anche se visibili solo con approfondita lettura, sono le tracce rimaste nella toponomastica, nelle colture e nel paesaggio agrario.
L’indizio più importante è Via Gelso: furono infatti i basiliani ad introdurre la coltura del gelso in Italia, coltura che fin da subito qui divenne tipica. E soprattutto, furono loro ad introdurre la vite greca e a favorire la produzione, nelle terre di Centola e del vicino borgo di Foria, di uno dei vini più pregiati della zona.
Il Barone Giuseppe Antonini, che a Centola era nato, nella sua opera “La Lucania” a metà del ‘700 parla del territorio di Centola come caratterizzato da “terreni vasti ed all’estremo abbondanti di tutto”.
Richiedi disponibilità